Bloody cacio e pepe
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Tranquilli, non mi sono Gordon-Ramsey-zzato!!! Non intercalerò ogni 3 parole con un fu**ing o bl**dy. Ma bloody era la scena del crimine, INSANGUINATA, mentre mi accingevo ad un’ulteriore versione della cacio e pepe.
Ma tranquilli (di nuovo), non mi sono neanche tagliato un dito, solo che m’è venuta un’ideuzza …
Ideuzza ispirata alla performance dello chef Andrea Aprea, che nel suo intervento ad identità golose, avva cotto delle fettuccelle in acqua di cavolo viola, esecuzione che avevo particolarmente apprezzato. E dato che in casa c’era una rapa rossa, ho pensato che la terrosità di quest’ultima si sarebbe ben sposata con il sapido del pecorino. Ho quindi frullato la rapa rossa (di quelle già precotte sottovuoto) – schizzi di finto sangue praticamente ovunque – e l’ho filtrata 2 volte per ottenere un’acqua di rapa rossa.
Pronti i classici ingradienti – pecorino, pepe, mentuccia – ho iniziazto la cottura della pasta in acqua per 3 minuti, per poi togliere quasi tutta l’acqua – con l’aiuto di un mestolo, senza scolare. L’acqua della pasta l’ho conservata – può tornare utile in fase di mantecatura – ho aggiunto l’acqua delle rape in pentola ed ho terminato la cottura della pasta. Una volta cotta, ho fatto la mantecatura col pecorino e terminato col pepe, come da disciplinare del cacio e pepe.
E dato che c’ero, con i residui della rapa filtrata ho realizzato dei tegolini semplicemente stendendo uno strato sottile su carta forno e facendoli essiccare in forno per circa 90 min in forno a 90°.
Chevvedevodì, so che non tutti amano la rapa rossa, ma chi la apprezza avrà modo di apprezzare anche il connubio col pecorino … promesso!
Il sommelier di Callmewine consiglia:
La pasta cacio e pepe è un piatto molto saporito e ricco di sfumature gustative diverse. Infatti, la sapidità del pepe si unisce alla cremosità del formaggio fuso e, pertanto, richiede un vino che sappia intrecciare al meglio una buona dose di freschezza a un’importante morbidezza. Il contributo delle rape rosse all’interno dell’acqua di cottura arricchisce il ventaglio sensoriale del piatto e amplifica l’esigenza di un abbinamento dotato di buona intensità gusto-olfattiva. Inoltre, non va dimenticata la tendenza dolce del piatto, tipica dei primi a base di pasta, caratteristica che accresce ancor di più l’esigenza di un vino fresco. Pertanto, l’abbinamento ideale del piatto è orientato su un vino bianco piuttosto intenso e strutturato, dotato di una morbidezza capace di contrastare la sapidità del piatto e la speziatura portata dal pepe e di una freschezza accentuata che sappia conciliarsi al meglio con la tendenza dolce della pasta e la ricca cremosità del cacio. Vi proponiamo quindi un vino bianco di grande spessore: il Timorasso. Vitigno bianco piemontese riscoperto da pochi anni, capace di regalare vini sorprendenti e di grandissima longevità…Siamo sicuri saprà bilanciare la ricchezza del piatto e valorizzare al meglio la pregevole originalità della ricetta proposta.
2 Maggio 2012 a 10:58
io lo dico che tu sei un genio! Davvero forte questa idea, io avevo provato una pasta con la rapa rossa e la provola, devo dire che era niente male, ma con il pecorino non ho ancora mai tentato.
2 Maggio 2012 a 11:05
yummi… mi tenti sempre. domanda da pivella: perché non hai usato l’acqua di rapa da subito per cuocere la pasta?
2 Maggio 2012 a 11:57
L’approccio in cucina che uso è lo stesso tuo (pur avendo rispetto a te meno esperienze serie a corredo e quindi meno prospettiva davanti)…e cioè quello di far mio lo spunto per renderlo personale secondo esigenze, contingeze o semplicemente gusto.
Un post tuo equivale in media ad almeno 5\6 pubblicazioni di un blog “copiarello” senza grande carattere.
Insomma i complimenti a questo punto per il piatto suppongo siano superflui no?! 😛 ehehehheehe
2 Maggio 2012 a 12:37
Molto interessante, ma scusa….c’è un disciplinare del cacio e pepe???
Dove lo trovo, la faccenda mi interessa parecchio, al riguardo ho le idee confuse malgrado abbia provato l’eccellente versione di Jajo!
2 Maggio 2012 a 13:35
Eccolo:
http://roma.repubblica.it/multimedia/home/1109648
2 Maggio 2012 a 13:37
Si, anche li non dev’essere male, però mi sa che la nota sapida ci sta meglio con quella terrosa, Però parliamone ;o)
Si potrebbe usare – la rapa frullata – anche come una salsa in una lasagnetta … in un tortello 🙂
2 Maggio 2012 a 13:38
Già … e poi la tua vita non sar più quella di prima … 😉
2 Maggio 2012 a 13:38
Mario, ricordati che mi devi dare l’IBANN 😀
2 Maggio 2012 a 17:10
mai avuto il piacere di bere un Timorasso…appena me ne capiterà l’occasione commentero anche la scelta del vino ….anche se ancora poco ci capisco!!!
intanto complimenti per la combinazione 😉
all’occhio fa la sua figura e penso che alnche al palato non sia male !!!
di sicuro la proverò il prima possibile….anzi visto che si parla di cacio e pepe l’espressione co”r”etta sarebbe “questa me la rivenno subito” 😀
ps.preso spunto da Andrea Aprea….ma ti sei dimenticato di citare il grande Colonna per il tipo di cottura della pasta 😀
2 Maggio 2012 a 17:56
le rape rosse mi piacciono, devo sperimentare anche il binomio rapa/pecorino se lo dici tu ci credo 🙂
2 Maggio 2012 a 18:16
aaaah, per quello fu… otiima ragione!
10 Maggio 2012 a 14:55
Benvenuto e grazie: non sai i precedenti del cacio e pepe su questo blog; colonna è stato stra-stra-citato 😉